I social network costituiscono reti di connessione virtuale tra singoli utenti e/o gruppi di internauti. Sono piattaforme accessibili tramite diversi tipi di device elettronici, quali smartphone, tablet e pc e rappresentano, insieme ai motori di ricerca, il principale canale di accesso al vasto cyber-spazio.
Informazioni generali
Essi, infatti, facilitano la comunicazione e lo scambio di contenuti superando i limiti spazio-temporali grazie a specifiche app che includono la messaggistica istantanea: in tempo reale è possibile postare e consultare articoli, aggiornamenti di stato, contenuti personali o professionali, ma anche contattare utenti, enti, istituzioni, aziende, etc. Tutto a portata di click.
Definizione
I social hanno dato avvio ad una vera e propria trasformazione socio-culturale: la rivoluzione digitale è anche mentale, con ricadute sul piano psicologico individuale e comunitario, nella dimensione comunicativa e nelle dinamiche relazionali.
Se i nativi digitali, infatti, sono cresciuti immersi in una cultura tecnologicamente orientata, i cosiddetti “immigrati digitali” hanno assistito ad una trasformazione che non cessa di espandere i suoi campi di applicazione: giorno dopo giorno il rapporto con la tecnologia e con le sue specifiche app sta modificando le nostre abitudini e il nostro stile di vita, impegnati a costruire una realtà sempre più ibrida, in cui la vita “offline” si intreccia inesorabilmente a quella “online”.
Caratteristiche
Secondo alcune ricercatrici, per poter definire una piattaforma digitale nei termini di social network, è necessario che vengano soddisfatti alcuni requisiti:
- presenza di uno spazio virtuale all’interno del quale il fruitore ha la possibilità di creare, mediante un account, un suo profilo – una vera e propria identità virtuale – ed entrare in contatto con altri iscritti;
- inoltre è necessario poter effettuare un’analisi delle caratteristiche della rete, come gli scambi comunicativi e le connessioni degli utenti attivi.
Impressions
Le impressions, ovvero i like, le emoticons, le condivisioni e i commenti, che arricchiscono le interazioni sui social network, insieme ai contenuti postati sui singoli profili, contribuiscono a costruire una “personalità virtuale” che lascia tracce nel web.
Esse modellano la “reputazione digitale” che l’utente costruisce durante la sua navigazione e sollevano il problema del “diritto all’oblio”: quanto dei nostri dati e delle nostre tracce virtuali effettivamente può essere rimosso su richiesta?
“Il web non dimentica” e i rischi connessi sono molteplici.
Si va in scena!
Con i social si va in scena! Essi infatti divengono sempre più teatro di maschere e ruoli, le cui personalità sono sfocate da lenti deformanti che possono fuorviare l’osservatore: i filtri, l’anonimato, la creazione di profili falsi e la diffusione di fake news contribuiscono alla creazione di versioni irrealistiche di sé, degli altri e del mondo. In altre parole, le dinamiche social ricordano il pirandelliano “uno, nessuno, centomila”, che alimenta la percezione dell’immensità della rete virtuale.
Inoltre i processi di identificazione, di proiezione e di attribuzione che hanno “luogo” all’interno degli spazi virtuali riconducono l’attenzione di chi osserva sui bisogni e i desideri (spontanei o indotti dalla società) del singolo internauta: questi approda sui social principalmente per “vedere” ed “essere visto”, ovvero per conoscere e riconoscersi, per confermare o disconfermare il suo valore, in una continua oscillazione tra voyeurismo ed esibizionismo, tra desiderio dell’altro e desiderio di essere desiderati.
Social e dopamina
I social subdolamente possono indurre un bisogno di dopamina: il suo rilascio all’interno dell’organismo è responsabile degli stati di gratificazione e lo spasmodico controllo della realtà virtuale, in particolare dei like da parte dei followers, diviene chiara espressione del craving.
La “febbre” dei social consiste nella ricerca dell’approvazione del singolo da parte della comunità. Essa si esprime attraverso selfie, storie, filtri, effetti speciali, post, tweet, tag, aggregatori tematici, aggiornamento di informazioni personali o professionali, ma anche mediante il conteggio ossessivo del numero dei followers, dei like, dei commenti e più in generale delle interazioni con il proprio profilo.
Schermo e anonimato
All’interno del cyberspazio gli utenti sono presenti con il corpo solo virtualmente, “protetti” dallo schermo e, spesso, dall’anonimato: la rimozione dell’interazione mediata dai sensi, tuttavia, fa sì che si perda sempre più la capacità di vivere appieno e di esprimere adeguatamente le proprie emozioni. L’unico contatto fisico avviene tra le dita delle mani e i tasti/touchscreen e senza interazioni reali vi è solo un simbolico scambio di sguardi: in questa “cecità” il rischio è l’appiattimento affettivo e cognitivo.
Empatia. Dove sei?
Ne risentono, infatti, anche e soprattutto i nostri neuroni specchio che in tali condizioni faticano a svolgere le funzioni che ontologicamente ci hanno consentito di evolverci: si perde, infatti, la capacità di porsi nei panni dell’altro, di assumere la prospettiva dell’altro, di sviluppare l’empatia. L’adattamento alla nuova realtà a misura di social, quindi, ha spinto l’utenza nella direzione di emozioni costruite e sempre più “vetrinizzate”, all’interno di relazioni fluide che facilmente si creano e ancora più velocemente possono essere interrotte.
Segnali di allarme
L’uso dei device elettronici, mediante i quali è possibile accedere anche ai social, ha un impatto negativo su alcune specifiche funzioni umane: dall’attenzione alla memoria, dalla produttività alla capacità creativa, le nostre potenzialità si scontrano con il senso di impotenza nel caso in cui si è impossibilitati ad accedere al mondo virtuale (ad esempio: in assenza di connessione internet o di un device elettronico, in caso di perdita di credenziali di accesso o di furto di identità). Anche la postura ne risente, piegati sui nostri display a gestire a distanza la vita virtuale che è stata costruita.
Costituiscono segnali di allarme strettamente connessi ad una condotta di abuso dei social i cambiamenti di abitudine, quali:
- modificare il proprio abbigliamento o il modo di comunicare (slang e atteggiamenti),
- sospendere o interrompere attività ricreative come sport e hobby,
- adottare un nuovo ed insolito stile di vita o esporsi al rischio di sviluppare un disturbo alimentare,
- ridurre i rapporti interpersonali e in particolare familiari e amicali,
- trascorrere gran parte del proprio tempo nella propria stanza usando i device elettronici.
Si tende, infatti, ad aumentare sempre più il tempo di connessione, soffermandosi sui contenuti che circolano sulle varie pagine social, oppure semplicemente “scrollando” di feed in feed senza prestare particolare attenzione: il rischio consiste nello sviluppo di una dispercezione temporale che può causare un senso di alienazione, come se il tempo all’interno dei network fosse sospeso, mentre intorno il mondo corre all’impazzata.
Altri campanelli di allarme possono essere, poi, rappresentati dai cambiamenti di umore:
- oscillazioni repentine,
- assunzione di comportamenti aggressivi o marcata litigiosità,
- tendenza all’isolamento e alla chiusura,
- tristezza,
- preoccupazione eccessiva,
- ansia, etc.
Spesso chi sviluppa una dipendenza da social mente per nascondere il suo reale problema, inoltre può cambiare frequentemente le credenziali di accesso ai suoi profili, oppure può iscriversi creando più profili con identità fittizie.
Infine possono comparire problemi sul lavoro, la carriera scolastica potrebbe subire un calo, fino al rischio di drop-out.