Rappresenta una new addiction o dipendenza comportamentale, sebbene essa non sia stata ancora classificata dal DSM come tale.
Informazioni generali
Una prima definizione di dipendenza da lavoro viene elaborata da Oates nel 1971: “il workaholic è una persona il cui bisogno di lavorare è talmente eccessivo da creare notevoli disagi e interferenze nello stato di salute, nella felicità personale, nelle relazioni e nel suo funzionamento sociale”.
Definizione
Nel 1998 anche Robinson propone la sua definizione di “workaholism” così come segue: “disturbo ossessivo-compulsivo che si manifesta attraverso richieste autoimposte, un’incapacità di regolare le proprie abitudini di lavoro e un’eccessiva dedizione al lavoro fino all’esclusione delle altre principali attività della vita”.
Il workaholism è stato definito altresì “the well-dressed addiction” perché il comportamento connesso alla dipendenza è ben tollerato dalla società e spesso anche incoraggiato: l’impegno e la dedizione al lavoro, infatti, vengono valutati positivamente in un sistema valoriale che attribuisce a tale attività il potere di definire lo status sociale ed economico dell’individuo.
Caratteristiche
> Guerreschi
Come suggerito da Guerreschi, è possibile valutare alcuni criteri specifici rispetto ai quali si può parlare di dipendenza, la cui dimensione preponderante è rappresentata dalla compulsione: il bisogno impellente di lavorare nonostante tutto.
Il lavoro, infatti, rappresenta il fulcro dell’esistenza, la priorità e lo scopo esistenziale del workaholic. Questi è così dedito al lavoro da rinunciare ai propri hobby e ai propri interessi, riducendo qualitativamente oltre che quantitativamente la sfera relazionale e affettiva. Può ricorrere a bugie per nascondere agli altri il reale tempo trascorso lavorando e gli elevati livelli di adrenalina danno una falsa percezione di grande energia e forza intensa.
> Contributo di Fassel
Tipologie di workaholic, caratteristiche e fasi della dipendenza
Fassel distingue quattro diverse forme di dipendenza da lavoro:
Fassel individua alcune caratteristiche e specifici aspetti comuni a tutti i tipi di workaholic: la loro manifestazione dipende non solo dalla storia individuale, ma anche dalla specifica personalità.
In particolare la studiosa osserva una dimensione costante: l’ossessività.
I pensieri ossessivi e un atteggiamento tutt’altro che flessibile influenzano la condotta del soggetto, che appare animato da paure e ansie intense.
Si struttura un vero e proprio circolo vizioso, in quanto più i vissuti emotivi del lavoratore sono negativi, più egli riversa le sue energie nel lavoro: il tentativo di compensazione e contrasto risulta fallimentare e lascia spazio a rabbia e rancore e a un nuovo impellente bisogno di dedicarsi al lavoro. I pensieri divengono sempre più ossessivi e la condotta di lavoro si conferma totalizzante.
L’ossessività correla sia con il sopracitato perfezionismo, ma anche con uno stile cognitivo rigido: ne deriva una profonda incapacità di vivere in modo equilibrato e bilanciato, adottando spesso posizioni estreme e non conciliabili.
Tra i vari profili di workaholism è possibile riscontrare, inoltre, comuni problemi di autostima. In particolare si può osservare un’oscillazione tra una percezione negativa di sé – accompagnata da imbarazzo e vergogna in caso di fallimento – e l’idealizzazione di sé, esagerando le proprie qualità e sminuendo le criticità. In questa lotta continua tra immagini contrastanti di sé, il lavoro diviene unico strumento di conferma del proprio valore personale.
Anche il controllo sembra essere una dimensione caratteristica: il workaholic si illude di poter controllare il tipo di immagine da veicolare all’altro.
Fassel distingue tre fasi nello sviluppo del workaholism.
> Contributo di Guerreschi
1. In particolare la fase iniziale si caratterizza per fenomeni di uso e abuso misti a piacere; il lavoro rappresenta il chiodo fisso del lavoratore, che da stacanovista fa regolarmente straordinari e si sovraccarica di compiti: per raggiungere gli obiettivi può iniziare a lavorare anche di nascosto mentendo sul suo reale coinvolgimento nel lavoro e trascurando gli affetti. Possono comparire anche disturbi psicofisici quali: depressione leggera, disturbi della concentrazione, esaurimento, ansia e preoccupazioni crescenti, ma anche mal di testa, disturbi gastrointestinali e circolatori.
2. La fase intermedia può essere definita anche “critica” perché segnata da un peggioramento delle condizioni di vita del workaholic, il quale persevera in condotte di abuso: il totale coinvolgimento nel lavoro si accompagna ad un progressivo e inesorabile deterioramento della sfera sociale del soggetto, il quale trova nella commiserazione e ammirazione altrui per l’eccessivo lavoro il modo di lenire i sensi di colpa e risollevare la propria autostima. Il peggioramento delle condizioni fisiche spesso richiede una sospensione forzata della condotta lavorativa, tuttavia non sempre le reali cause del problema vengono affrontate dal soggetto dipendente.
3. L’ultima fase può essere definita “cronica”: il lavoro non conosce pause e il soggetto continua imperterrito a dedicarsi a tale attività anche durante le ferie, o rinunciando al proprio riposo notturno. Gli effetti della dipendenza sono innegabili: il rendimento diminuisce e l’uso di sostanze o farmaci aumenta, peggiora lo stato di salute psicofisica fino alla comparsa di patologie gravi come ulcere, apoplessie cerebrali, infarti e depressione.
Segnali di allarme
> La dipendenza da lavoro compromette progressivamente ogni aspetto di vita del soggetto.
- La compulsione lavorativa si manifesta attraverso la tendenza a non assentarsi da lavoro, associata ad una crescente dedizione al lavoro; l’assuefazione si presenta come un progressivo aumento del tempo dedicato al lavoro, rinunciando anche al riposo o alle ferie, e con la tendenza a sovraccaricarsi di attività, obiettivi e scadenze. Il workaholic può sperimentare astinenza con sensazioni di vuoto, angoscia o irritazione quando impossibilitato a lavorare.
- Emerge la paura di perdere il lavoro, così come desta preoccupazione la possibilità di commettere errori sul lavoro o di sperimentare un insuccesso.
A livello fisico il workaholic può sviluppare la sindrome di burnout, a causa dello stress e della tensione prolungati può esperire disturbi del sonno, della concentrazione e tensione muscolare; il prolungato lavoro al pc può causare la sindrome del tunnel carpale; possono comparire disturbi cardiaci fino al rischio di infarti, disturbi gastrointestinali e ulcere, ipertensione e mal di testa, disturbi della vista, etc. I livelli di adrenalina sono elevati, così come intensi sono gli stati di irritabilità e ansietà.