GAP

Il disturbo da gioco d’azzardo viene definito dal DSM-5 come un

“comportamento problematico persistente o ricorrente legato al gioco d’azzardo che porta a disagio o compromissione clinicamente significativi”

e viene rubricato all’interno della sezione “Disturbi non correlati a sostanze”.

Informazioni generali

Nella precedente versione del Manuale il Gioco d’Azzardo Patologico era stato collocato all’interno della sezione relativa ai Disturbi del controllo degli impulsi, tuttavia esso presenta caratteristiche e condizioni cliniche simili alle tradizionali manifestazioni di Addiction, ovvero: assuefazione, craving, tolleranza e astinenza.

Definizione

Inoltre gli studi dimostrano che nel giocatore d’azzardo patologico si attivano gli stessi meccanismi cerebrali e gli stessi circuiti neuronali che in un soggetto tossicodipendente vengono stimolati dall’esposizione alla sua sostanza di abuso.

Per tali ragioni oggi il GAP è riconosciuto appieno come una “new addiction” o dipendenza comportamentale.

Per un corretto inquadramento clinico, è necessario, infine, tenere conto di alcune specifiche diagnosi differenziali, quali: gioco senza disturbo, definito anche gioco sociale/ricreativo e professionale); episodi maniacali; disturbi di personalità antisociale; altre condizioni mediche come la sindrome di Parkinson.

Caratteristiche

Classificazione dei giocatori, vulnerabilità, fasi del gioco (custer).

Adottando la classificazione di Lavanco e Varveri è possibile distinguere tre diverse tipologie di giocatori d’azzardo: sociali, problematici e patologici.

Il giocatore sociale è così definito in quanto vive l’esperienza di gioco con scopo ricreativo o con funzione socializzante; può scommettere in modo occasionale o abituale, mantenendo sempre pieno autocontrollo e capacità di sospensione della condotta: il gioco, infatti, non interferisce con le attività quotidiane e il soggetto riesce a interrompere il gioco quando riconosce che è giunto il momento, senza tuttavia manifestare disagio o malessere.

Per gioco problematico, invece, si intende una modalità di gioco che causa di interferenze significative con le varie aree di funzionamento del soggetto. Il gambler, infatti, inizia a dedicare sempre più tempo a questa attività, mostrando un progressivo ed eccessivo coinvolgimento: la frequenza di gioco e l’entità delle scommesse aumentano, mentre diminuisce il suo interesse verso le altre sfere di vita, con ricadute sul piano familiare, sociale, lavorativo ed economico.

Lo sviluppo di un problema di gioco è segnato da cambiamenti che investono numerosi aspetti dell’individuo: dalla personalità alle abitudini, fino alla sfera cognitivo-psicologica.

L’esposizione di soggetti vulnerabili allo stimolo ludico costituisce un possibile fattore di rischio: il gioco problematico, infatti, può divenire patologico. In tal caso la condotta ludica risulta compulsiva e viene reiterata nonostante le conseguenze negative causate; inoltre può manifestarsi una chiara sintomatologia astinenziale qualora il giocatore tenti di smettere di giocare o di controllarsi.

La sopracitata vulnerabilità è rappresentata da un insieme di fattori che possono predisporre o esporre un individuo allo sviluppo di una condotta di abuso o di una dipendenza. I fattori possono essere suddivisi in cinque categorie: demografici, biologici e genetici, individuali, ambientali, elementi specifici di gioco.

Le sette fasi di Custer

Custer ha descritto la carriera del giocatore secondo un processo evolutivo composto da sette fasi: le prime quattro riguardano lo sviluppo del disturbo da gioco d’azzardo (fase vincente, fase perdente, fase della disperazione e fase della perdita di speranza), le ultime tre invece riguardano dinamiche di recupero e di “rinascita” (fase critica, fase di ricostruzione e fase di crescita).

Segnali di allarme

In sintesi l’attività di gioco d’azzardo può divenire problematica se: danneggia la salute mentale e fisica, interferisce con lo studio, con il lavoro o con le attività quotidiane, causa problemi relazionali con familiari, amici, colleghi, determina difficoltà economiche e/o problemi legali, danneggia l’immagine sociale (reputazione).

Bibliografia

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