Internet

La dipendenza da internet è stata riconosciuta ufficialmente nel 2013 allorchè fu inserita all’interno della sezione III della quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali alla voce “Internet Gaming Disorder”, più comunemente noto come “Internet Addiction Disorder”.

Informazioni generali

Internet nasce alla fine degli anni ’60 come rete di collegamento tra le postazioni militari più importanti; successivamente si diffonde tra gli atenei universitari come canali di comunicazione e reti di ricerca, fino alla creazione del World Wide Web ai fini commerciali.

Oggi l’accesso al web rappresenta una condizione necessaria per la maggior parte degli individui, irrinunciabile sia per scopi di lavoro, studio, aggiornamento o ricerca, sia per svago, socializzazione e adempimenti burocratici.

Definizione

Se è vero che la rete ha permesso un’evoluzione socio-culturale e un innalzamento della qualità dell’esperienza di vita dell’individuo, è altrettanto vero che l’eccessiva attuazione delle condotte online può costituire un rischio, in quanto in casi di specifica vulnerabilità può divenire un vero e proprio disturbo. 

Tuttavia appare importante precisare che la tecnologia in sé non costituisce un problema e non va demonizzata, piuttosto è l’uso che si fa dei device elettronici, ovvero il “tech abuse”, a rappresentare in taluni casi una condizione cui prestare attenzione, al fine di prevenire lo sviluppo di problemi, disturbi e conseguenze negative.

Rientra tra le “new addictions” o dipendenze comportamentali in quanto i suoi processi simbolici, l’assenza di contatto vis-a-vis e le modalità di svolgimento delle attività online possono essere stimoli trigger in grado di scatenare e mantenere una condizione di dipendenza pervasiva al pari delle tradizionali dipendenze da sostanza.

Caratteristiche

Il Disturbo da Dipendenza da Internet presenta dinamiche, caratteristiche e condizioni cliniche sovrapponibili ai meccanismi tipici della dipendenza da sostanza: assuefazione o tolleranza, craving e astinenza. Gli internauti con problemi di dipendenza non accedono al web per necessità o svago, ma per soddisfare un impulso irrefrenabile che li induce a trascorrere online una quantità di tempo sempre maggiore. L’impossibilità di effettuare il collegamento al web o la necessità di ridurne i tempi causa all’individuo “addicted” un profondo disagio: senso di privazione, angoscia e senso di vuoto.

All’interno della vasta popolazione di internauti è possibile fare una distinzione tra i “nativi digitali” e i cosiddetti “immigrati digitali”.

Nativi Digitali sono rappresentati dalle generazioni più informatizzate, perché cresciute a diretto contatto con i dispositivi tecnologici in un ambiente tanto reale quanto virtuale e per tali ragioni mostrano una maggiore inclinazione e una spiccata predisposizione all’utilizzo intuitivo degli stessi e alle condotte multitasking;

> Cantelmi

Secondo Cantelmi è possibile distinguere due diversi livelli di dipendenza: “fase tossicofilica” e “fase tossicomanica”.

La prima è indotta da un’attenzione sempre maggiore per le mail e i temi correlati al web, fino allo sviluppo di una vera e propria ossessione che si manifesta attraverso un incremento significativo del tempo dedicato alle attività online, unitamente ad un senso di malessere e disagio nei periodi offline in cui la navigazione sul web è sospesa.

La fase tossicomanica è così definita perché relativa allo sviluppo di una vera e propria condizione psicopatologica in cui le condotte web-mediate causano la compromissione del funzionamento dell’utente nelle altre aree di vita quotidiana, dalle relazioni affettive al lavoro, dalla salute mentale a quella fisica.

> Grohol

Grohol ha elaborato un modello in tre fasi dell’uso patologico del web.

> Young

Le fasi che conducono alla dipendenza secondo Young sono tre: fase di coinvolgimento, di sostituzione e di fuga.

> Lavenia

Secondo Lavenia, poi, gli utenti vivono due fasi caratteristiche in rapporto al web.

La dipendenza da internet presenta manifestazioni diverse in relazione al tipo di attività svolta online: dalla cybersex addiction alla dipendenza da cyber relazioni, dalle “net compulsions” alla dipendenza da “information overload”.

Rischi del Web

In particolare con l’espressione “Cybersex addiction” si fa riferimento ad un insieme di attività erotico-sessuali tecno-mediate, quali: fruizione di materiale pornografico, sesso virtuale, accesso a chat erotiche, in cui l’uso di supporti audio e video mediante microfoni e webcam rende più “realistico” l’“incontro” con l’altro.

Il rischio di tali condotte, tuttavia, è insito nel piacere che il web può donare: grazie all’anonimato, alla privacy e alla comodità del collegamento ovunque ci si trovi, infatti, per taluni fruitori il cyber-sesso può divenire la principale, se non unica, occasione di gratificazione erotica, al punto tale da sviluppare disinteresse verso il proprio partner, o più in generale, verso le reali relazioni affettive.

Ulteriori informazioni

Le molteplici manifestazioni comportamentali afferenti allo IAD sembrerebbero collegate ad una particolare predisposizione individuale: la vulnerabilità riguarda non solo aspetti tipicamente psicologici, ma anche specifiche condizioni neurobiologiche.

In particolare la patogenesi della dipendenza da internet sembra essere correlata a disturbi psichiatrici pregressi (disturbo bipolare, depressivo maggiore, disturbo ossessivo-compulsivo, storie di polidipendenza) che si associano a difficoltà nel controllo degli impulsi e nella regolazione degli stati emotivi negativi; possono essere influenti anche eventi di vita sfavorevoli come problemi lavorativi, familiari e condizioni di stress, etc.

A livello neurobiologico, invece, lo IAD potrebbe essere determinato da disfunzioni a carico di specifici circuiti neuronali. In particolare alcune ricerche confermano che gli individui predisposti allo sviluppo della dipendenza da internet, infatti, potrebbero mostrare un’alterazione a carico dei sistemi serotoninergico e dopaminergico, il che spiegherebbe da un lato l’incapacità di regolare le condotte e di gestire la compulsività, ma anche l’atteggiamento curioso e orientato alla ricerca di stimoli sempre nuovi per esperire piacere e gratificazione.

Gli elementi di vulnerabilità fin qui descritti possono, infine, intrecciarsi con le caratteristiche proprie del mondo virtuale: anonimato; illusione di onnipotenza; riduzione dell’esperienza sensoriale ridotta esclusivamente alla mediazione della vista e dell’udito; identità e relazioni liquide; dispercezioni del sé, del tempo e dello spazio; surfing e ipertesto; accessibilità, disponibilità e semplificazione dei processi; ampliamento degli orizzonti di possibilità e di esplorazione del mondo. Tali fattori, tuttavia, possono nascondere una potenziale natura psicopatologica che espone a rischio tutti, sia gli individui informatizzati, sia i neofiti.

Segnali di allarme

Secondo gli studi condotti in tema di Dipendenza da Internet risultano maggiormente a rischio gli individui di età compresa tra i 15 i 40 anni, con difficoltà comunicative, problemi psicologici o psichiatrici (ad esempio: tratti ossessivo-compulsivi, tendenza all’isolamento sociale, aspetti di inibizione nelle relazioni interpersonali). Altri elementi critici sono rappresentati dall’esposizione continua a device elettronici per motivi di lavoro in ambienti altamente informatizzati, lo svolgimento di lavori usuranti con turni notturni, l’isolamento geografico e sociale.

Tuttavia appare importante precisare che la tecnologia in sé non costituisce un problema e non va demonizzata, piuttosto è l’uso che si fa dei device elettronici, ovvero il “tech abuse”, a rappresentare in taluni casi una condizione cui prestare attenzione, al fine di prevenire lo sviluppo di problemi, disturbi e conseguenze negative.

Rientra tra le “new addictions” o dipendenze comportamentali in quanto i suoi processi simbolici, l’assenza di contatto vis-a-vis e le modalità di svolgimento delle attività online possono essere stimoli trigger in grado di scatenare e mantenere una condizione di dipendenza pervasiva al pari delle tradizionali dipendenze da sostanza.

Internet costituirebbe in taluni casi una via di fuga, o un luogo di rifugio per fuggire da problemi e difficoltà quotidiane.

E’ possibile riscontrare alcuni segnali di allarme legati in primis al tempo dedicato alle attività online: l’utente resta online per un periodo di tempo superiore alle sei ore giornaliere, avvertendo peraltro il bisogno incontenibile di aumentare progressivamente la frequenza di connessione e la durata della stessa in preda a fenomeni di assuefazione o tolleranza e in balìa di un craving selettivo per le condotte online.

E’ possibile riscontrare alcuni segnali di allarme legati in primis al tempo dedicato alle attività online: l’utente resta online per un periodo di tempo superiore alle sei ore giornaliere, avvertendo peraltro il bisogno incontenibile di aumentare progressivamente la frequenza di connessione e la durata della stessa in preda a fenomeni di assuefazione o tolleranza e in balìa di un craving selettivo per le condotte online.

Bibliografia

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