Vivere in mezzo

“Ed anche questa serata è passata. Passa in fretta il tempo quando ami ciò che fai. E non sempre è facile spiegare cosa significa fare servizio sulla “Unità di strada”. Perché spesso si fa tardi. La notte.

Salti sull’Unità. Chiudi il portellone in un posto e ti ritrovi in un altro.

Sembra di viaggiare in una capsula del tempo col teletrasporto. Ma con la differenza che senti le buche, la strada disconnessa, le curve. E le senti bene.

A fine turno pensi già a quello successivo. Dopo il lockdown alcune cose sono cambiate. Anzi molte.

Il distanziamento. La mascherina. Non potersi dare la mano per un saluto. Eppure tutto questo non ci scoraggia.

Dagli occhi capisci di più. Cerchi negli sguardi quelle domande non fatte, quelle richieste a volte assurde. Non è così strano sentirsi chiedere: “cosa vendete?”.

Un sorriso. E dolcemente spieghi che sei li per un altro motivo. La prevenzione. E dio solo sa quanto ci sia bisogno di prevenzione. Di parlare. Di far sapere. Anche le cose più basilari. Perché se negli anni passati l’HIV, l’epatite, facevano paura, oggi sembra che tutto ciò appartenga ad un passato lontano. Ma il pericolo resta. Nei comportamenti principalmente. Oggi come allora, prevenzione ed informazione sono la chiave necessaria per evitare qualunque tipo di contagio.

Un salto sull’Unità di Strada e vai… ad informare, parlare, ascoltare.. Opuscoli, dialogo. Ascolto. Formazione ed informazione. Non ci stancheremo mai di dirlo. Siamo qui per questo. Per informare. Non per giudicare. Perché dietro ogni debolezza umana ci sono tante storie di sofferenza. E chi soffre a volte vede altre vie d’uscita.

Questa è una parte del nostro lavoro. “Vivere in mezzo”. Alle persone. Alle debolezze. Alle cadute. Faccia a faccia. Anzi. Mascherina a mascherina e distanziati.

Perché la “prevenzione”, che sia il Covid, l’HIV, l’alcol o qualsiasi dipendenza, è la prima forma di amore verso sé stessi.

E gli altri.”