Nel ragusano ci sono almeno 1.800 persone capaci di giocarsi tutto, anche quello che non hanno. Puntano su qualsiasi cosa: partite di ogni categoria, corse vere tra cavalli e corse virtuali tra cani, videopoker. Persino il SuperEnalotto, ora che ha superato la soglia dei 78milioni di vincita in caso di “sei”, attira nuovi seguaci. Il fenomeno della ludopatia, riemerso di recente con i casi di calciatori famosi finiti nel vortice delle scommesse con cifre da capogiro, continua a rovinare intere famiglie senza soluzione di ceto né di latitudine. “E’ una patologia ancora più subdola di alcol e droga” esordisce il dottore Giuseppe Mustile, dirigente del Sert dell’Asp di Ragusa. La struttura sanitaria assiste 180 tra uomini (la maggioranza) e donne (poche) afflitti da gioco patologico. Hanno spesso un’età compresa tra i 44 e i 55 anni, con una buona capacità di denaro, derivata da buoni stipendi o dalla capacità di procurarselo.
“O, meglio: i soldi li avevano, adesso sono finiti”, spiega Mustile a ragusaoggi.it.